Millennials, quando il lavoro non piace. Da KAIZEN™ lo spunto per rendere i giovani di oggi professionisti vincenti di domani

Millennials, quando il lavoro non piace. Da KAIZEN™ lo spunto per rendere i giovani di oggi professionisti vincenti di domani

Hanno dai venti ai quarant’anni e tra loro 7 su 10 non lavorano. O, pur avendo un’occupazione, non sono soddisfatti. È impietoso lo studio della Harvard Business Review che rileva che il 71% dei giovani americani risulta non occupato o “attivamente disimpegnato”, cioè porta a termine svogliatamente i propri compiti danneggiando anche il lavoro degli altri.

Un articolo pubblicato su The business journal il 4 aprile 2017 spiega che se i Millennials cambiano lavoro, non lo fanno per slealtà o mancanza di etica – come spesso li si accusa – ma perché non hanno opportunità. Sono le aziende, invece, a dover ripensare a quali possibilità offrono ai dipendenti. La voglia di migliorare continuamente è importante in ogni organizzazione, così come un ambiente che permetta di fare carriera.

È un caso significativo ad esempio quello di Kelsey, che lavora da Nick’s Pizza & Pub, ristorante con due sedi in Illinois. Kelsey ha iniziato come cameriera, poi, attraverso una fase di formazione, ha ottenuto prima la certificazione per servire in sala e poi per insegnare a sua volta agli altri dipendenti; infine è diventata assistente della direzione per formare l’intero gruppo. Quando suo marito, soldato nell’esercito, è stato trasferito in Texas, Kelsey è diventata la prima teleimpiegata di Nick’s, lavorando per metà del tempo all’amministrazione del reparto di formazione e per l’altra metà come sviluppatrice della Nick’s University, una organizzazione nata dal ristorante stesso che offre corsi per insegnare a essere leader. Oggi Kelsey è direttrice e partner della Nick’s University, e possiede una quota della società.

KAIZEN™ non deve essere prerogativa della vita aziendale, ma può risultare molto utile anche nella formazione delle nuove generazioni, come testimoniano i KaizenLab rivolti agli universitari o i progetti di alternanza scuola-lavoro. In questo modo il metodo del miglioramento continuo può contribuire a coltivare in ogni azienda un clima in linea con la velocità e il desiderio di fare dei giovani, dando loro un futuro di opportunità e soprattutto la voglia di restare.

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